Scarpe che camminano in un mare di fango;
cenciose, luride, schifose.
Sabbie mobili come sentieri verdeggianti di montagna
ci accompagnano ogni mattina. Ogni pomeriggio. Ogni sera.
E di notte?
Luci aggrovigliate e confuse ci appaiono oltre l'orizzonte dei nostri sogni,
chiamandoci e interrogandoci su qualcosa
che lascia solo strascichi assurdi per un pover uomo
che cerca di reggersi su un bastone di fili d'erba
già bruciati dal primo sole.
Strappati dal morso di uno dei tanti Cerbero,
golosi di filigrana.
Cadendo. Sprofondando.
La voragine è infinita
e quel corpo avvizzito da battaglie che non potrà mai vincere,
non ha nemmeno la speranza di raggiungere il fondo.
Non esiste.
Ecco cos'è l'infinito.
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