Nel mondo contemporaneo lo sbaglio, l’errore e il fallimento non sono più ammessi. È come se l’unico obiettivo sia quello di arrivare primi per forza senza tener conto della strada compiuta e delle persone che stanno camminando insieme a noi su quella maledetta strada. Questo paradigma, ahimè, si riflette con decisione e con costante crescita nel mondo della scuola che, come ho sempre sostenuto, è il perfetto specchio, nel bene e nel male, della società in cui viviamo. Al contrario, penso che se ad ogni studentessa e ad ogni studente non venga dato il sacrosanto diritto di sbagliare e di commettere un errore, come può capire veramente quale sia lo sbaglio, quale sia l’errore e quindi iniziare quel percorso di miglioramento che la o lo porterà un po’ più in alto da dove è partita o partito?
Ora pare vero che nemmeno a scuola si possa sbagliare perché prendere un voto inferiore all’otto, è un fallimento, non andare al liceo ma frequentare un istituto tecnico o un professionale diventa una sconfitta che la famiglia non può tollerare, nella maggior parte dei casi spingendo la propria figlia o il proprio figlio su una strada che diventerà una lenta agonia. Io credo che bisogna ridare dignità alle piccole cose, ai piccoli gesti e a quei percorsi che non sono necessariamente quelli che hanno in mente i genitori o la società del momento. È come se ci fossero dei tabù non scritti, delle prassi per cui si debba categorizzare tutto, tutte e tutti in base a cosa si fa, a quale strada si intraprende, a come ci si veste, a quale sport si pratica e a quali parole si dicano in qualsiasi momento. Tutto sembra essere perfettamente e doverosamente misurabile in un mondo digitale dominato da un pensiero scientifico dilagante (il liceo classico, per esempio, esiste ancora o diventerà un ricordo di tempi passati insieme al latino e a chissà cos'altro?) quando in realtà dovrebbe essere tutto più modellabile, plasmabile e flessibile perché, soprattutto a scuola, c’è necessità di poter uscire dagli schemi, dalla burocrazia, dai protocolli per alimentare la creatività degli insegnanti e degli studenti, per dare vita a quella magia rappresentata dal connubio tra sapere, curiosità e competenza. Per promuovere un cambiamento e una mentalità innovativa in senso didattico ed educativo, lo sbaglio deve essere parte integrante della vita di tutti i giorni: studentesse e studenti devono imparare a saper guardare in faccia i propri sbagli per poi trovare la strategia giusta affinché l’errore si trasformi in opportunità e gli strumenti devono essere forniti loro necessariamente da docenti stimolati, capaci, competenti e soprattutto visionari. Se la scuola non riparte da qui, la scuola è destinata a morire lentamente o a vivere per sempre in un oblio di "si deve fare", "è sempre stato così", "è obbligatorio procedere in questo modo", "la normativa scolastica dice così" e via dicendo.
Nel 2023 non si ha bisogno che la scuola scelga una strada per le sue studentesse e i suoi studenti ma che faccia vedere una molteplicità di inizi su cui ogni studentessa e ogni studente deciderà di camminare e guai se un una o un insegnante non mette degli ostacoli su questi percorsi perché l’insegnante non è, come si suole credere, un facilitatore, ma una persona che insinua il dubbio, la domanda, la riflessione, la provocazione affinché quel meccanismo di identità che genera personalità possa instillarsi e mettere radici profonde nel cuore e nella mente di ciascuna studentessa e di ciascuno studente.
Credo che nella vita di oggi contino solo i risultati, non come si arrivi ad ottenere questi risultati. L'importante è vincere subito e in fretta senza tenere conto che vincente è tale solo perché ha perso più volte di quante ha vinto. Un percorso facile porterà ad una soddisfazione momentanea ed effimera, così fugace come comprare un pacchetto di caramelle al supermercato ma un percorso difficile, irto di ostacoli, di prove da superare e di fatiche da affrontare genererà una soddisfazione tale da non voler percorrere altra strada che quella perché è la sfida che genera curiosità e desiderio di crescere. E proprio qui si piazza la scuola, come un trattore che non raggiunge velocità elevate ma che agguanta e supera la macchina da Formula 1 proprio nel pantano dopo un lungo rettilineo su cui non c'è stata partita.
Ogni strada è quella giusta, purché almeno una volta nella vita si ha sbagliato, si ha commesso un errore e si ha fallito. Chi non ha mai sbagliato, non ha mai commesso un errore o non ha mai fallito sta mentendo oppure non ha avuto dei buoni insegnanti.
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