Il 2020! Nessuno dimenticherà mai questo anno bisestile così strano e controverso. Chissà come ci siamo finiti dentro e per quale motivo il destino ci abbia messo di fronte ad una prova, per certi versi, tanto terrificante. Del resto a noi esseri umani non è dato comprendere il fato, come lo chiamavano i Greci o la Provvidenza, per dirla alla Manzoni ma possiamo limitarci a fare del nostro meglio per vivere in modo dignitoso e onesto.
Abbiamo concluso l’anno scolastico passato senza nemmeno poterci salutare di persona per poi poter avere un assaggio di normalità durante l’estate che ha portato ad un inizio anno scolastico ancora singhiozzante e pieno di complicazioni. I sacrifici che tutta l’Italia e oserei dire, gran parte del mondo, sta facendo sono sotto gli occhi di tutti ma non dobbiamo far passare sotto silenzio e dimenticare quelli che i nostri studenti, ormai da troppo tempo, stanno facendo. Qualche sacrificio, non fa di certo male, anzi, tempra lo spirito e il fisico ma quando il sacrificio è reiterato può spezzare, far cadere e perfino abbattere lo spirito di un adolescente che, al contrario, deve sempre restare vivo e pimpante.
Vedere i sorrisi dei ragazzi a settembre è stato motivo di grande gioia per tutti ma i saluti tristi e un po’ abbacchiati di quando, già poco tempo dopo, se ne sono dovuti andare socchiudendo il portone d’uscita con timore come se volessero gridare uno speranzoso Aiutateci!, sono stati un colpo al cuore per tutti perché quell’incubo della didattica a distanza si era ripresentato in tutto il suo massimo splendore. Diffidare sempre di coloro che promettono grandi prospettive senza nemmeno un po’ di sudore e fatica e la dad ha incarnato proprio questo: una soluzione troppo semplice che non ha mai tenuto conto di tutti quei piccoli-grandi aspetti collaterali che ricadono inevitabilmente sui ragazzi e, ovviamente, sulle famiglie. E sui docenti? Non ci interessa parlarne in questo momento perché un buon insegnante, per i suoi studenti, è disposto a fare sacrifici altrimenti come potrebbe fornire quell’esempio di cui i giovani d’oggi hanno disperatamente bisogno?
In tutto questo marasma di informazioni più o meno sanitarie riguardo l’emergenza Coronavirus, si è parlato così tanto di scuola da dimenticare il vero motivo della discussione. Troppe parole, pochi fatti. Ecco perché è sempre più necessario colorare un mondo scolastico che, nonostante la grande trasformazione digitale in HD e con una risoluzione da fare invidia al centro operativo della CIA, sente la necessità che ognuno di noi prenda in mano quella vecchia tavolozza di legno di un artista del cuore su cui cominciava a poggiare uno schizzo di colore primario, per poi passare a quello secondario e via, via mischiarli insieme riscoprendo così le radici della bellezza, quella vera! Allo stesso modo la vera scuola deve recuperare le proprie radici che si sono perse in meandri di informazioni tecniche ed evolute quando l’educazione e l’istruzione possono essere semplici come un soffio di vento che trasporta il bacio di un innamorato oppure, per dirla in modo più sportivo, un goal al novantesimo nel derby.
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